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Dalla letteratura al capanno
Non sono un fotografo professionista. Ho un lavoro che ho scelto e che amo, che mi consente di rimettermi quotidianamente in discussione con i miei ragazzi. Come è accaduto che un prof di letteratura scoprisse la Natura? Si è trattato di una rivelazione casuale quanto folgorante.
Ho cominciato a girovagare per stradine e per sentieri tra gli incolti e i campi delle mie colline, tra il 2010 e il 2011, mosso dalla necessità di attività motoria. Venivo da una già lunga carriera di pendolare, durante la quale ho consumato tonnellate di mescola da pneumatico, percorrendo centinaia di migliaia di kilometri in auto: non sono stime iperboliche… Era insomma soprattutto un modo per recuperare, fisico e spirito – devo confessare che la nascita di mio figlio aveva già dato una svolta potente alla mia vita. Ora però bisognava sterzare definitivamente!
Sono state quelle prime passeggiate nei dintorni di casa, a piedi o in bicicletta, che mi hanno fatto scoprire sulle prime l’esistenza di un mondo nascosto… avevo bisogno di un motivo in più per uscire e camminare: avevo già scoperto quanto fosse riconciliante sentire i miei passi sullo sterrato, ma qualcosa aveva catturato la mia attenzione. E avevo voglia di scoperta. Una reflex e un’ottica macro erano diventate subito la chiave per aprire porte verso mondi fino ad allora sconosciuti.
La macro è stata solo l’inizio. Disteso a volte a terra o comunque in mezzo all’erba alta alla ricerca di quei piccoli mondi invisibili, mi capitava di vedere abbastanza da vicino anche qualche passeriforme (confesso che erano tutti semplicemente birds all’epoca, per me). Quella è stata la sterzata definitiva. Bisognava guadagnare millimetri di focale, bisognava scoprire quegli esseri alati, così poco confidenti, così pronti a involarsi, così maledettamente difficili da fotografare. La sfida era appena iniziata.
Era il 2016 e la serie di errori nell’approccio era solo all’inizio. A partire dal primo capanno. Comprai una tenda dell’Ameristep. Ci si poteva campeggiare in cinque… un obbrobrio enorme che andavo piazzando qua e là riuscendo a far scappare qualsiasi forma di vita, spesso anche umana… Tuttavia lo portai con me in estate in vacanza quell’anno. Lo piazzavo dentro un canneto e lo ricoprivo di canne e ramaglie. L’operazione avveniva col buio, prima dell’alba. Qualcosa avevo cominciato a imparare – lo studio aiuta sempre! Riuscii a portare a casa qualche scatto, mi sembrava di aver scalato chissà quale pendio e di essere in cima – invece ero appena salito di un gradino e davanti a me si ergeva tutta la montagna purgatoriale – ma non avevo un Virgilio e le sconfitte sono perdurate ancora per molto.
Nel 2017 mi sono incaponito con una poiana che frequentava assiduamente d’inverno alcuni posatoi in un campo dove potevo costruire il mio primo capanno fisso. In verità piazzai una tenda più piccola cercando di camuffarla in qualche modo. I posatoi (orrendi pali di un vigneto) che il mio rapace frequentava erano a circa venti metri. Entravo col buio e aspettavo. Niente. Finché una mattina il miracolo avvenne: 48 minuti rimase un maschio davanti a me. Era un battesimo del fuoco! Le foto sono finite quasi tutte nel cestino, inesorabilmente. Ma si poteva cominciare a progettare. Avevo capito che un appostamento fisso potesse essere molto più proficuo.
Ad oggi credo di aver costruito, manutenuto e gestito (e magari smontato) più di una decina di capanni/appostamenti fissi da cui poter osservare, studiare e fotografare la fauna. E ho imparato ad usare la mia auto come un capanno mobile, all’occorrenza.
Dal 2019 ho cominciato a raccogliere i frutti del lavoro di studio, di osservazione del territorio, di appostamento e di preparazione. Ho accumulato migliaia di scatti che un po’ alla volta esamino, controllo, cancello, oppure post-produco per pubblicarli.
Non vendo le mie foto – anche se molti mi chiedono come mai. Semplicemente perché non è questo il mio lavoro. I miei scatti sono a disposizione di chi me li chiede, alla massima risoluzione (di norma dai 4K in su) e senza filigrana. La filigrana nelle foto delle gallerie c’è perché molte delle mie foto in HD sono finite rubate, pubblicate senza autorizzazione e persino vendute come sfondi per smartphone.