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Quelle foto ad alti ISO quasi impossibili

Foto ad alti ISO con scarsa luce e perché

La fotografia naturalistica si fa in natura, quindi si fa con la luce che la natura offre. Il punto è tutto lì. Quasi mai si ha a disposizione la luce che immaginiamo: intendo chiaramente quella bella luce dorata del tramonto, oppure la magica luce dei primi raggi del sole all’alba. Quel tipo di luce è soggetto a tante variabili. Incidono le condizioni atmosferiche (nuvole, umidità, vento, pioggia, e così via) ma anche la morfologia del territorio. Montagne, colline, alberi, e tutto ciò che può proiettare ombra, può privare un sito delle prime ore di luce o delle ultime, a seconda dei casi. E allora, che si fa?

Alcuni sostengono che non abbia senso scattare quando la luce è talmente scarsa da impedire una certa “tranquillità” di scatto. Alcuni sostengono che il piumaggio degli uccelli, o il pelo di un mammifero, abbiano bisogno della luce del sole per mostrarsi nella loro bellezza. Non voglio affrontare la questione da questo aspetto, a mio avviso troppo “soggettivo”. Oggi abbiamo nuovi sensori e nuovi algoritmi di rimozione rumore… Lavorare con alti ISO e portare a casa scatti in ore del giorno o in condizioni di luce di norma “impossibili”… è diventato possibile.

Certamente non è facile, anzi è quanto mai difficile.

La prova del nove

È per questo che ho deciso di addurre una prova che, a mio avviso, è inconfutabile: uno scatto a 9000 ISO con uno dei sensori più difficili sul mercato, quello della Nikon D850.

Foto di Passera scopaiola (Prunella modularis)
Passera scopaiola (Prunella modularis)

Lo scatto in sé non ha un grande valore, ma le condizioni di scatto e la scelta di scattare comunque hanno un sapore tutto da scoprire. Le difficoltà in campo sono tantissime. La passera scopaiola è un soggetto quasi mai immobile, il 90% degli scatti sotto 1/320 è micromosso. E il micromosso è una sciagura per qualsiasi software di rimozione rumore (oltre che per qualsiasi fotografo). La foto finale è un crop oltre il 30%. Questo vuol dire tanti pixel buttati nel cestino, che invece avrebbero aiutato a gestire la granulosità del rumore digitale. Il diaframma è aperto abbastanza per la focale utilizzata (il moltiplicatore non aiuta in questi casi). Gli ISO sono impressionanti per un sensore denso come quello della D850. Eppure il risultato in 4K può sopravvivere al cestino, persino al mio!

Ritaglio al 100% della stessa immagine, sviluppata in 4K
Screen del Raw al 100% come “uscito” dalla reflex

Ma perché?

Ero partito da una domanda e vorrei provare a dare una risposta. Lo scatto è del mese di gennaio 2020. Un mese che dovrebbe regalare scenari invernali. Invece, anche quest’anno abbiamo avuto un inverno tiepido. Ancora di più dalle mie parti, dove le brinate mattutine sono diventate un’eccezione. Eppure una foto che volevo realizzare era quella di una passera scopaiola su un posatoio ghiacciato. Devo dire che anche in questo scatto di brina ce n’è davvero poca. Ma che importa, è solo un esempio… per dire cosa? il set che ho costruito è nei pressi di un corso d’acqua, in una breve pianura protetta dal vento. Un posto ideale per avere la brina d’inverno. Ma il sole non sale che tardi, perché deve vincere un gruppo di monti piuttosto vicini. E quindi, se avessi dovuto attendere il sorgere del sole… addio brina! e addio foto!

In medio stat virtus

Foto di Passera Scopaiola (Prunella modularis)
Prunella modularis – 1/320 – f9 – 3600 ISO – 700mm

Sì lo so, è molto prosastica come conclusione… ma forse non in tutto e per tutto. Questo scatto l’ho realizzato negli stessi giorni. Ugualmente senza sole. Ma per fortuna ho avuto una mattinata davvero gelida e i posatoi e lo sfondo sono rimasti parzialmente brinati per qualche minuto in più…


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