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Un’ora di birdwatching a scuola?

goal 15 di Agenda 2030: un obiettivo imprescindibile

Perdita di biodiversità per uso intensivo dei terreni – fonte: Corte dei conti europea

Lo abbiamo fatto. Ci siamo presi un’ora di lezione (la sterile etichetta di uno spazio-tempo di una qualsiasi giornata scolastica) per farne un momento di osservazione e di ascolto: “un’ora di birdwatching” dice poco di per sé. Con una delle mie classi di Liceo, sì lo abbiamo fatto davvero! Senza doverci spostare in un locus amoenus. Semplicemente uscendo dalla gabbia dell’aula e percorrendo gli spazi esterni della nostra stessa scuola: è bastato affacciarsi sulle siepi, spiare da lontano tra i rovi, buttare l’occhio tra gli uliveti di fronte e ascoltare in quel po’ di macchia al di qua dei noccioleti e dei frutteti confinanti. Qualcuno non ci credeva proprio, tra i ragazzi, che fosse possibile. Qualcuno non ci ha creduto che fosse accaduto davvero, se non alla fine…

Che fosse possibile cosa?

Che fosse possibile vedere quegli esseri alati un po’ più da vicino e riconoscerli. Già. Riconoscere è soprattutto conoscere. E conoscere rende ri-conoscenti (con e senza trattino). È capire che una vita è possibile in un habitat. Che un silvide non lo vedrai facilmente posato sul colmo di un tetto, un corvide o un passeride magari sì. Che un occhiocotto magari canterà allo scoperto sul ramo che emerge da quella siepe (magari invocato con un richiamo), una capinera (nonostante la stretta familiarità) molto meno. Che quegli uccellini che hanno il nido nei due buchi sotto la gronda della palestra – quante volte ci sarai passato senza vederli – sono cinciallegre e portano l’imbeccata ai pulcini in continuazione: insetti catturati tra i rovi a pochi metri, laggiù. Che quel rapace che ci è volato dritto sulla testa e ha puntato verso la valle a sud è una poiana – ma è enorme? no, non lo è veramente, ma ad ali aperte gli uccelli appaiono da vicino molto più grandi. Che quello zigolo nero ha proprio un canto squillante, e non lo puoi confondere più dopo che lo hai sentito. Che quella gazza sui tetti laggiù cerca spesso nidiacei da predare, e la Natura è perfetta così, con le sue leggi anche crudeli. Che se i corvidi aumentano, perché si adattano meglio alle modifiche dei sapiens, le altre specie ne soffriranno e allora il senso di colpa dovrebbe aumentare… no?

Ma questa è solo la punta dell’iceberg

Un’ora di birdwatching? Un’ora di lezione all’aperto, nel verde attrezzato della scuola. Che sarà mai di nuovo? Niente, probabilmente. Niente di nuovo. Oppure qualcosa sì. Quel lampo negli occhi di qualcuno. Quel silenzio rigoroso ottenuto senza quasi richiederlo, perché necessario all’ascolto. Quel cercare di spingere i propri sensi oltre. Quel senso di oltre. Quell’oltre sfiorato. Quel dare un senso a ciò che calpestiamo. Nel percepirsi parte di un cerchio infinito, che è il misterioso inseguirsi della vita. Quel leggere tutto questo in uno sguardo affamato di un quindicenne. Nella sua presunta superficialità. In quel ragazzo a cui forse hanno detto o diranno che il liceo non fa per lui. Oppure che a scuola non imparerà niente di utile. Di importante. Di necessario. Sì, qualcuno era distratto ad un certo punto. Non puoi insegnare niente se non c’è voglia di apprendere. Ma con Clodoveo, o con Pipino il breve sarebbe andata molto peggio comunque.

Non vuol dire certo che dovremmo sostituire la storia dell’uomo con la storia della natura. Magari però approfittare di una lezione di Educazione civica per rendere concreto un obiettivo di Agenda 2030: ecco, se tagliamo quei rovi – dove troveranno gli insetti per i pulli quelle cince? E quando avremo invece diserbato e ucciso tutti gli insetti? E quando avremo spianato un bosco, l’ennesimo? E quando avremo sostituito la fauna selvatica con gli animali domestici? A che servirà sapere di Poiteirs, di Carlo Martello e di Henri Pirenne (superato o meno che sia) se non presagiamo già ora il dolore di una terra silenziosa, privata delle peripezie melodiche di una capinera o di una cinciallegra? Rileggete Pascoli, allora. Rileggete Leopardi. Tanto per fare due nomi che non si tolgono dal “programma” (a proposito di contenitori sterili).

E invece che faremo? il mondo ha scelto il silenzio, il silenzio del cemento, della plastica, del profitto fine a se stesso. E per romperlo, il fracasso della guerra.

Per questo sono grato a quegli occhi che per un’oretta, felici sulle prime solo per il fatto di aver abbandonato i banchi, sono felici ora per aver visto qualcosa che pareva impossibile. Quante volte ci facciamo prendere dallo sconforto! per un attimo sembra che nulla ci possa davvero piacere… Quella sete però è contagiosa, sete di conoscenza. Che, dicevamo, genera riconoscenza (senza trattino).

Foto di Passera d'Italia (Passer italiae)
Passera d’Italia maschio con una tipula (predata per i pulli nel nido).
Le tipule non sono zanzare giganti, non pungono, e non è necessario schiacciarle…
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2 commenti su “Un’ora di birdwatching a scuola?”

  1. Grazie prof. per aver dato l’oltre , per esser uscito fuori dai confini, per aver acceso in modo diverso la curiosità, stimolato la domanda….per aver fatto crescere….
    Un genitore.

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